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Poster
Salvatore Gaetano Chiarella, Dionigi Mattia Gagliardi, Dario Rossi, Giulia Torromino, Fabio Babiloni e Giulia Cartocci
in NODES 15-16 →
2020
L’estetica empirica e la neuroestetica studiano i processi cognitivi e neurobiologici coinvolti nell’apprezzamento estetico (Zeki, 1999; Skov et al., 2018). Questo nuovo rapporto tra estetica e scienza ha portato ad una rinnovata idea dei concetti di bellezza e di apprezzamento estetico.
In accordo a questi studi, l’apprezzamento estetico non è considerato come una semplice ed oggettiva risposta alle proprietà e alle configurazioni degli oggetti, ma piuttosto come un attributo della nostra esperienza di questi oggetti, la quale viene costruita attivamente dai nostri sistemi cognitivi e cerebrali (Corradini et al., 2020; Chatterjee e Vartanian, 2016). Pertanto, l’apprezzamento estetico non è un valore assoluto ma esso può variare a seconda degli individui, delle popolazioni, delle culture e delle epoche storiche (es., Nadal e Chatterjee, 2019). Recenti studi hanno dimostrato che l’apprezzamento estetico può essere influenzato dal contesto e modulato da aspettative, predizioni, credenze, esperienze passate, dalle informazioni disponibili in un dato momento (vedi Corradini, 2020). D’altro canto, il concetto di creatività umana, intesa come una delle attività distintive dell’essere umano (Sternberg, 1999), è stata messa in discussione dalla crescente introduzione di machine learning e reti neurali artificiali nel campo dell’Intelligenza Artificiale (IA). L’idea che l’IA potesse in definitiva imitare tutte le abilità umane, inclusa la creatività, ha una lunga storia e la ritroviamo già nei fondatori della scienza computazionale (vedi Lovelace, 1843; Turing, 1950). Attualmente viviamo in una nuova era in cui l’IA mostra abilità creative intrinseche ed è utilizzata per la creazione di opere d’arte. Infatti, alcuni sistemi di IA sono stati creati per “comporre” musica, “scrivere” poesie o “dipingere” quadri (Mazzone ed Elgammal, 2019). Inoltre, opere prodotte dall’IA sono state riconosciute dal sistema dell’arte contemporanea, esposte in importanti musei e vendute da case d’aste internazionali per migliaia di dollari (Goenaga, 2020).