Il concetto di disinteresse nell’estetica psicologica e neuroscientifica

Martin Skov e Marcos Nadal
in NODES 24 →
2024

doi.org/10.57633/NODES-24/6-ITA

Il concetto di disinteresse ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’estetica filosofica. L’idea che determinate qualità estetiche di un oggetto possano essere apprezzate solo attraverso l’applicazione di una speciale capacità di valutazione estetica, si fonda sull’idea che tali valutazioni siano prive di interesse per l’uso pratico o adattivo dell’oggetto stesso. Allo stesso modo, l’idea che la “soddisfazione” che deriva da questo tipo di valutazione sia una forma distinta di piacere si fonda sulla convinzione che la funzione del piacere estetico sia quella della “semplice” contemplazione dell’oggetto, e non di motivazione al suo possesso. In questo articolo, ripercorriamo come queste idee filosofiche abbiano dato origine all’ipotesi psicologica e neuroscientifica che il cervello umano sia dotato di un insieme specializzato di vie di elaborazione che consentono la valutazione estetica degli oggetti sensoriali, il cui risultato porterebbe a un piacere privo della spinta motivazionale.
In seguito, passiamo in rassegna i risultati degli esperimenti che hanno testato questa ipotesi. Questi dimostrano che i compiti e gli stimoli che si pensa possano sollecitare una valutazione di tipo estetico coinvolgono gli stessi processi neurali di altre tipologie di valutazione edonica, indicando quindi che non sono fondamentalmente diversi, ed elicitano stati di piacere e segnali motivazionali alla base del comportamento che sono condivisi con altri tipi di valutazione edonica, suggerendo quindi che non c’è nulla di “disinteressato” nelle valutazioni estetiche. Nel presente articolo discutiamo le implicazioni di questi risultati sperimentali.

Per citare questo articolo: Skov, M. e Nadal, M., (2024). Il concetto di disinteresse nell’estetica psicologica e neuroscientifica. Nodes (24):103-120, Numero Cromatico Editore, Roma