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Giovanni Mirabella
in NODES 13-14 →
2019
La domanda che si pone il filosofo polacco Zygmunt Bauman inquadra efficacemente un dibattito che per secoli ha infervorato teologi e filosofi e che, da circa una cinquantina d’anni, ha coinvolto anche i neuroscienziati. Da quando ci svegliamo a quando andiamo a dormire eseguiamo centinaia di azioni, alcune semplici come prendere un bicchiere d’acqua, altre più complesse come decidere cosa dire nell’incombente riunione aziendale. Sebbene nella maggior parte dei casi poniamo una scarsa attenzione a ciò che stiamo facendo, abbiamo comunque una chiara percezione di esercitare un controllo volontario su tutto quello che facciamo. Spontaneamente, riteniamo che l’esecuzione di un’azione sia determinata dalla nostra volontà cosciente di agire, ovvero dal nostro “libero arbitrio”. Questa idea è alla base sia del concetto di autocontrollo e di responsabilità morale che di tutti i sistemi legali che regolano le interazioni sociali nelle società moderne (Lavazza e Inglese, 2015). Ad esempio, l’articolo del codice penale italiano prevede che la capacità d’intendere e di volere sia l’elemento determinante ai fini della punibilità.
Tuttavia l’idea che l’intenzione cosciente di eseguire un’azione sia effettivamente la sua causa è in stridente contrasto con la concezione determinista, in base alla quale qualunque evento è generato in virtù di rapporti di causa effetto ed avviene quindi per necessità, non per scelta. Il determinismo poggia sui concetti della fisica Newtoniana, secondo cui le condizioni iniziali di un sistema sono sufficienti per predire in modo incontrovertibile il comportamento futuro di tale sistema. Ad esempio, sapendo con precisione la condizioni iniziali di moto e le proprietà dei pianeti del nostro sistema solare si può predire con certezza la loro orbita intorno al sole. Dal momento che i nostri cervelli sono composti dalla stessa materia di cui sono fatti i pianeti e sono soggetti perciò alle stesse leggi, i deterministi sostengono che anche le nostre azioni future sono predeterminate tanto quanto le orbite dei pianeti. Secondo il filosofo Daniel Dennett (1984): «Nel migliore dei casi abbiamo l’illusione del controllo. In realtà siamo completamente controllati da fattori esterni, legati alla storia della vita scritta all’alba della creazione».